"Che materiale è? Sono stampi che comprate e poi ci mettete dentro i pezzi di ceramica?" Oppure, per i più tecnici, "il metallo lo applicate a caldo o a freddo? A filo o a immersione?" E, il più gettonato: "ma li fate voi??"
Queste sono solo alcune delle tantissime domande che ci fate davanti alle nostre esposizioni e alcune volte anche via mail o messaggio, quindi oggi mi è venuta voglia di raccontarvi qualcosa in più della tecnica che usiamo per realizzare la montatura metallica dei gioielli, in modo da potervi rispedire qui ogni volta che vi sopraggiunge qualche curiosità.
Si chiama tecnica Tiffany, ed è una tecnica di lavorazione artistica nata in origine per il vetro, presto entrata nel mito per l’incredibile bellezza, eleganza e finezza dei risultati. Prende il suo nome da Louis Comfort Tiffany (1837 – 1933) titolare di un’azienda di lavorazione del vetro. E dato che so che ve lo state chiedendo si, col fondatore della maison dai cofanetti verde acqua era parente stretto, per la precisione figlio.
Originariamente, per creare le vetrate e gli oggetti artistici, si montavano singole lastre di vetro su trafilati di piombo precedentemente costruiti, pesanti e statici.
Grazie alle ricerche e agli esperimenti di Tiffany invece, a partire dal 1885, venne messo a punto un nuovo metodo: le lastre di vetro venivano prima bordate con nastri di rame sui quali poi si fondevano lo stagno e il piombo per legarle indissolubilmente.
Questi materiali, più duttili e versatili, consentirono a Tiffany di creare oggetti anche tridimensionali e non solo in piano, di sperimentare nuove forme, come le curve, di inserire nelle sue creazioni le inclusioni più varie (metalli, minerali…) e di creare non solo grandi vetrate ma anche anche oggetti decorativi di dimensioni molto piccole come ad esempio i suoi famosi paralumi.
(Vi consiglio di googlarlo per farvi un’idea della meraviglia).
In poco tempo la tecnica Tiffany è diventata la tecnica simbolo delle arti applicate dell’inizio ‘900, trovando la sua massima (e bellissima) espressione soprattutto nell'Art Nouveau.
A parte la modernizzazione e la raffinazione dei materiali e degli strumenti (ad esempio l’uso del piombo è oggi vietato, mentre il rame è applicabile in comodi rotoli adesivi stile scotch) la tecnica è di base è rimasta invariata. E anche le caratteristiche dei prodotti finiti: sono solidi, robusti e potenzialmente eterni e, anche se di stesso modello e colore, non sono mai completamente identici l'uno all'altro.
Insomma è grazie al signor Tiffany se oggi noi siamo in grado di trasformare in gioiello ogni vetrino, biglia o pezzo di piatto rotto in cui ci imbattiamo. Indossando qualcosa di duraturo, resistente e soprattutto unico.